Il lavoro da remoto implica che le attività lavorative vengono svolte quasi esclusivamente attraverso l’utilizzo di attrezzature informatiche.
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È proprio in relazione a questo contesto che gli operatori sono sottoposti a rischio di ingresso di uno sproporzionato numero di informazioni digitali, che il cervello deve accogliere ed elaborare: un’elevata esposizione a questi fattori può provocare la comparsa del fenomeno del tecnostress.
Il tecnostress viene definito come il disagio causato dall’incapacità di affrontare le nuove tecnologie in modo sano.
Lavorare in un contesto che ci impone numerosi differenti strumenti di lavoro (smartphone, tablet, computer, telefono d’ufficio) che contengono a loro volta molteplici applicazioni, ha creato sotto un certo aspetto numerosi vantaggi in termini di produttività, ma diventa anche potenziale veicolo di conseguenze dannose per la salute del lavoratore, oberato di comunicazioni e con la sensazione di non essere in grado di gestire i compiti che gli sono assegnati. Questa alternativa forma di stress sembrerebbe colpire, nella maggior parte dei casi, coloro che lavorano in ambienti altamente informatizzati e caratterizzati da una forte riduzione o addirittura privazione delle relazioni personali (lavoro a distanza) nonché da un controllo esasperato della tecnologia sulle attività svolte.
Altri aspetti che influiscono sul manifestarsi della malattia possono essere la postura, o le modalità di lavoro come lo smart working, che fa della tecnologia il suo strumento principale.
L’esposizione al tecnostress porta alla manifestazione di alcuni sintomi ed effetti, riconoscibili a più livelli, che possono causare ulteriori patologie e disturbi .
Come da esemplificazione sopra, la manifestazione del tecnostress può avvenire su più livelli, con corrispondenti effetti e metodi di manifestazione dello stesso; saperli riconoscere permette al datore di lavoro, in fasi di analisi preliminare degli indici di stress lavoro correlato, di intervenire e contrastare efficacemente il fenomeno.
I lavoratori che operano da remoto per un lungo periodo hanno bisogno di strategie e suggerimenti sostenibili per lavorare a distanza e per assicurarsi di essere in grado di produrre un lavoro altrettanto qualitativo.
Diviene quindi importante che:
- i lavoratori vengano informati sui possibili rischi;
- il lavoro venga pianificato;
- i lavoratori abbiano (anche a casa) uno spazio ed una postazione di lavoro adeguata;
- il lavoratore rimanga in contatto con i colleghi e con il team;
- vengano effettuate delle pause giornaliere.
Il datore di lavoro deve pertanto evitare che il lavoratore che svolge la propria attività lavorativa da remoto attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici, sia sottoposto a stress da eccesso di lavoro o esposto al rischio di c.d. burnout, non deve assegnare carichi di lavoro eccessivi, deve valutare i progetti assegnati e le rispettive scadenze che devono essere compatibili con il diritto alla disconnessione del lavoratore.