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La rivalutazione degli intangibles: un’opportunità per le start-up innovative

by Mariangela Pia Scarano | Aug 24, 2021 | Blog

La rivalutazione dei beni d’impresa estesa ai Bilanci 2021

Il Decreto Sostegni bis ha esteso la possibilità di effettuare la rivalutazione dei beni d’impresa nei bilanci 2021 dei soggetti OIC adopter relativamente ai beni che non sono stati già rivalutati nell’esercizio 2020.

La proroga richiama la normativa prevista dal Decreto Agosto che consentiva:

  • di rivalutare un singolo bene senza l’obbligo di rivalutare tutti i beni appartenenti alla stessa “categoria omogena”;
  • di scegliere tra la rivalutazione a titolo gratuito ai fini civilistici o quella a pagamento ai fini fiscali;
  • nel caso di rivalutazione anche fiscale, il riconoscimento dei maggiori ammortamenti deducibili a partire dall’esercizio successivo a quello in cui la rivalutazione era stata eseguita mediante il versamento di un’imposta sostitutiva nella misura del 3%.

La nuova finestra aperta sui Bilanci 2021, non consente di esercitare l’opzione per il riconoscimento fiscale dei maggiori valori, determinando di fatto una rivalutazione con efficacia esclusivamente civilistica.

La rivalutazione solo civilistica è gratuita e genera un doppio binario, tra il valore contabile del bene che sarà maggiorato dell’allocazione del plusvalore emerso, e il valore fiscalmente riconosciuto dello stesso che sarà in “continuità” come se la rivalutazione non fosse mai avvenuta: su tale disallineamento civile-fiscale sarà necessario rilevare nel bilancio 2021 il Fondo imposte differite passive a riduzione della riserva di rivalutazione iscritta nel patrimonio netto.

Qualora si volesse ottenere il riconoscimento fiscale dei maggiori valori anche nei bilanci 2021 sarà possibile utilizzare il regime di rivalutazione “ordinario” introdotto dalla Legge di Bilancio 2020, che consente attraverso il versamento dell’imposta sostitutiva del 12% (per beni ammortizzabili), di allineare i valori fiscali a quelli contabili: in tal caso l’opzione risulta essere più onerosa rispetto a quella proposta dal Decreto Agosto, ed è anche meno vantaggiosa in quanto il riconoscimento dei maggiori ammortamenti deducibili decorrerà dal terzo esercizio successivo rispetto all’esercizio in cui la rivalutazione è stata eseguita.

 

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I vantaggi della rivalutazione per le Start-up innovative

La rivalutazione dei beni d’impresa rappresenta l’occasione per adeguare i valori dei beni in bilancio alla loro reale valenza economica: le start-up innovative sono tra le destinatarie di questa opportunità essendo imprese caratterizzate dal fatto di avere un oggetto sociale ad alto valore tecnologico ed un alto potenziale di beni, soprattutto immateriali, che rappresentano il vero valore latente della società stessa. Si pensi ad esempio a Marchi, Brevetti e Software iscritti in Bilancio al valore d’acquisto o di produzione ma aventi un valore estrinseco ben più alto, o semplicemente al know-how aziendale, qualora sia giuridicamente tutelabile secondo le previsioni del Codice della Proprietà Industriale.

La rivalutazione di tali Assets consente alle start-up, che per genesi aziendale si trovano all’inizio del loro ciclo di vita, di ottenere i seguenti vantaggi:

  • Migliorare gli indicatori di rating per l’accesso al credito bancario: l’incremento del patrimonio netto mediante l’imputazione del saldo attivo di rivalutazione consente di aumentare sensibilmente i valori di bilancio e la solidità patrimoniale ottenendo di conseguenza condizioni più vantaggiose in relazione alla concessione dei finanziamenti non solo da parte delle banche ma anche da parte di investitori privati;
  • Attrarre nuovi investitori: in tale contesto si inserisce il fenomeno del Crowdfunding, ovvero del processo di finanziamento che avviene dal basso e che si realizza avvalendosi di apposite piattaforme on-line accreditate, mediante le quali soggetti sprovvisti di risorse necessarie per realizzare la loro idea di business possono promuovere una raccolta pubblica di fondi. Per il promotore, la presentazione di un bilancio con valori rivalutati consente di aver maggiore appeal agli occhi dei potenziali investitori, sia nel caso in cui si voglia reperire risorse finanziarie sotto forma di prestiti, ma soprattutto se l’obbiettivo è quello di reperire capitale di rischio ossia soggetti disposti ad acquisire una partecipazione al capitale della Società;
  • Ricapitalizzare l’impresa: nell’attuale contesto di crisi economica, la rivalutazione solo civilistica consente di generare nel patrimonio una riserva che non è in sospensione d’imposta e che può essere utilizzata per la copertura delle perdite passate o future. L’imputazione del saldo attivo di rivalutazione consente di effettuare una ricapitalizzazione a costo zero al fine di evitare lo scioglimento della società o altre modificazioni straordinarie.

 

La possibilità di rivalutare anche gli assets immateriali non iscritti nell’Attivo Immobilizzato

In merito ai Beni d’impresa ammessi alla rivalutazione ricordiamo che l’Organismo Italiano di Contabilità (“OIC”) ha chiarito che possono essere oggetto di rivalutazione, oltre che i beni immateriali già iscritti nell’attivo patrimoniale, anche i beni immateriali i cui costi non sono stati capitalizzati a patrimonio, ma imputati interamente a conto economico purché potenzialmente giuridicamente tutelabili: se così non fosse, si genererebbe una disparità di trattamento tra le società che hanno deciso di iscrivere a conto economico i costi e quelle che, a parità di condizioni, hanno deciso di capitalizzarli. Dello stesso avviso, è anche l’Agenzia delle Entrate che con l’ultima pronuncia dell’8 aprile 2021 si è allineata alla posizione dell’OIC. Quest’ultima risposta arriva dopo una serie di posizioni precedenti preclusive su tale possibilità, che avevano generato perplessità tra gli operatori.

 

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