Codice della crisi d’Impresa: assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati
Con l’introduzione del Codice della crisi d’impresa, tutte le imprese societarie – non solo le grandi realtà quotate – sono obbligate a dotarsi di assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati in grado di rilevare tempestivamente squilibri e criticità economico-finanziarie e per valutare la possibilità di risanamento.
Chi è responsabile degli assetti?
La responsabilità di assicurare assetti organizzativi adeguati ricade sugli amministratori delegati chiamati a curarne l’impostazione e il mantenimento. Spetta, poi, al Cda la verifica critica della loro adeguatezza, mentre l’organo di controllo deve vigilare sulla loro concreta attuazione ed efficacia operativa.
Cosa rischia chi non si adegua?
La mancata adozione di assetti organizzativi adeguati comporta rischi significativi per amministratori e organi di controllo, in particolar modo:
- responsabilità personale e solidale degli amministratori per i danni causati alla società, ai soci e ai creditori (artt. 2476, 2486 c.c.);
- azioni di responsabilità promosse da creditori o soci in caso di crisi non rilevata e gestita tempestivamente (2392 c.c.);
- denuncia al tribunale per gravi irregolarità nella gestione (art. 2409 c.c.);
- responsabilità del Collegio sindacale per omessa vigilanza sull’adeguatezza e il funzionamento degli assetti (artt. 2403 e 2407 c.c.).
La gestione moderna dell’impresa richiede assetti organizzativi che non siano solo “sulla carta”, ma concretamente in grado di monitorare il rischio e prevenire situazioni critiche.
Assessment ESG per le PMI: da obbligo percepito a leva strategica
L’integrazione dei criteri ESG (ambientali, sociali, di governance) non è più un tema riservato alle grandi aziende. Sempre più spesso anche le PMI sono chiamate a dimostrare attenzione alla sostenibilità. Il primo passo concreto in questa direzione è l’assessment ESG.
Che cos’è l’assessment ESG
Si tratta di una valutazione di 180 domande distribuite su 11 aree di impatto, a loro volta suddivise nei tre pilastri: ambiente, sociale e governance.
L’assessment ESG consente all’impresa di:
- comprendere il proprio punto di partenza in termini di sostenibilità;
- individuare le criticità operative (es. gestione energetica, rifiuti, inclusione, salute e sicurezza, filiera fornitori);
- ottenere un rating ESG sintetico (da 0 a 100) e dettagliato per ogni area di impatto;
- accedere a un report personalizzato con raccomandazioni pratiche di miglioramento.
L’output dell’assessment è un report tecnico-consulenziale che evidenzia i punti di forza e debolezza, propone interventi migliorativi sostenibili e guida l’imprenditore nella stesura di un piano d’azione realistico.
In un mercato sempre più sensibile al “valore sociale e ambientale” dei prodotti, un buon posizionamento ESG può tradursi anche in un “green premium” riconosciuto dal consumatore.
Start Up Act: incubatori e acceleratori certificati
Con la legge 193/2024 e il decreto attuativo del 20 dicembre 2024, il legislatore ha aggiornato lo Start-up Act, riconoscendo ufficialmente anche gli acceleratori certificati, accanto agli incubatori.
- Incubatori: supportano startup nelle fasi iniziali, offrendo spazi, formazione, mentoring e accesso a investitori.
- Acceleratori: aiutano startup già avviate con programmi intensivi e investimenti in cambio di equity.
Certificazione e requisiti
Il decreto del 20 dicembre 2024 ha introdotto requisiti minimi e parametri di qualità per ottenere la certificazione. Entrambi devono essere iscritti nel Registro delle imprese e raggiungere punteggi minimi su criteri tecnici e di esperienza.
Agevolazioni per incubatori certificati
Tra i principali benefici:
- Accesso gratuito e prioritario al Fondo di garanzia per le PMI;
- Esonero da imposte di bollo e diritti camerali;
- Remunerazione flessibile con strumenti partecipativi (stock option, work for equity);
- Credito d’imposta dell’8%, anche per gli acceleratori certificati, sugli investimenti in startup innovative.
La riforma rafforza il ruolo di incubatori e acceleratori nel promuovere l’innovazione e favorisce la loro diffusione, anche in modalità digitali.
Riforma della disciplina della responsabilità degli enti
È stato istituito un tavolo tecnico per la riforma della disciplina della responsabilità amministrativa degli enti con l’obiettivo di riportare il D.Lgs. 231/2001 alla sua logica originaria: prevenzione dei reati e valorizzazione dell’organizzazione interna dell’impresa.
In particolare, la riforma della disciplina 231 coinvolge per la prima volta le PMI in modo diretto. Nelle PMI è frequente che il socio sia anche amministratore e gestore diretto delle funzioni aziendali. In questi casi, diventa difficile separare le responsabilità personali da quelle dell’impresa.
Le principali direttrici della riforma:
- semplificazione per le PMI, con l’introduzione di modelli organizzativi su misura;
- revisione del sistema sanzionatorio e cautelare, ispirato ai principi del diritto penale;
- razionalizzazione del catalogo dei reati-presupposto, oggi considerato eccessivo, disorganico e in parte incoerente;
- estensione alle persone giuridiche di istituti premiali oggi riservati alle persone fisiche (es. tenuità del fatto, estinzione del debito tributario).
La riforma 231 si muove in una direzione che può premiare chi investe davvero nella prevenzione, con modelli coerenti, calibrati e funzionali.
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