Un problema di una certa rilevanza si sta presentando in maniera sempre più pressante nel mondo del lavoro: quello del trattamento economico da riconoscere ai lavoratori in quarantena COVID.
La quarantena per contatto Covid non è più considerata malattia. L’Inps ha infatti chiarito che l’indennità di malattia per quarantena Covid non potrà essere erogata per gli eventi avvenuti relativi al 2021, ma solo per tutto il 2020 nel limite delle risorse stanziate. Stando ai calcoli si tratta di una busta paga più leggera per quasi centomila lavoratori in tutta Italia, lavoratori dipendenti che – costretti a casa perché a contatto stretto con un positivo al Covid – non potranno aver diritto alla indennità.
L’Inps ha comunicato che per il 2021 non sono state stanziate risorse per le indennità di malattia in caso di quarantena per i dipendenti privati entrati in contatto con un positivo Covid e che quindi, “salvo eventuali interventi normativi, non potrà procedere a riconoscere la tutela previdenziale per gli eventi riferiti all’anno in corso”. Da agosto e con effetto retroattivo. Pertanto, l’isolamento, che prima era parificato alla malattia e quindi pagato dall’Inps, di fatto non lo è più. Lo stesso Istituto, ha chiarito anche che “non saranno corrisposti i trattamenti economici previsti dal decreto Cura Italia ed equiparati a quanto previsto in caso di malattia comune ai lavoratori in quarantena”.
A conti fatti, dunque, chi non riceverà per l’intero 2021 la copertura economica per l’assenza dovuta a quarantena e si troverà senza stipendio e senza contributi sono soprattutto quei lavoratori che non possono in alcun modo svolgere attività da remoto, come ad esempio operai, magazzinieri, muratori, commessi, cassieri, educatori delle coop sociali.
>> LEGGI GLI ARTICOLI DI LDP PER RIMANERE AGGIORNATO SULLE ULTIME NOVITÀ
Ma se il datore di lavoro intendesse, volontariamente, venire incontro alle esigenze dei propri dipendenti in quarantena, potrebbe riconoscere delle somme a tale titolo? La risposta è positiva ma su questi compensi, a normativa attuale, graverebbe sia la contribuzione che l’IRPEF.
C’è, poi, la questione non secondaria dei certificati medici redatti dai sanitari curanti ai fini della tutela della quarantena Covid con isolamento fiduciario
Le indicazioni dei Ministeri vigilanti in esecuzione della previsione del comma 1 dell’art. 26, stabiliscono che sono validi per l’anno 2020, pur se non sia stato possibile reperire alcuna indicazione dal provvedimento emesso e, di conseguenza, verranno, a breve, meno tutte le sospensioni adottate per le carenze .
Il problema si pone, però, per l’anno in corso: i medici continueranno ad emettere certificati finalizzati a giustificare la quarantena, magari senza gli elementi probanti sopra riportati? C’è il fondato rischio che le aziende abbiano gestito malattie (infezioni COVID) che tali non erano o, al contrario, quarantene che non lo erano.
Appare, quindi, opportuno un intervento normativo chiarificatore e, soprattutto, appare necessario prevedere un incremento economico dei fondi a disposizione.