Nel corso dell’ultimo anno abbiamo cambiato molte abitudini. Tra i settori che hanno risentito maggiormente della nuova organizzazione, c’è il lavoro che è diventato sempre più “da remoto”. Lo smart working resta largamente utilizzato anche dai datori di lavori privati, con un numero crescente di aziende che intende mantenere la possibilità anche nel post Covid.
Ma cosa cambia rispetto al lavoro in presenza?
Il DPR n. 917 del 1986 (“Tuir”) prevede che non concorrano alla formazione del reddito del lavoratore dipendente: “le somministrazioni di vitto da parte del lavoratore di lavoro nonché quelle in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o gestite da terzi; le prestazioni sostitutive delle somministrazioni di vitto fino all’importo complessivo giornaliero di Euro 4, aumentato a Euro 8 nel caso in cui le stesse siano rese in forma elettronica”.
La norma distingue tre ipotesi di somministrazione di vitto:
a) la gestione, anche tramite terzi, di una mensa da parte del datore di lavoro;
b) la prestazione di servizi sostitutivi di mense aziendali (ad esempio, i buoni pasto);
c) la corresponsione di una somma a titolo di indennità sostitutiva di mensa.
Fatta salva l’ipotesi a), che esclude l’emersione di un reddito di lavoro dipendente, nelle altre modalità di somministrazione del vitto, invece, è prevista, anche se in diversa misura, la rilevanza reddituale della stessa.
Nella risposta all’interpello n. 123/E/2021, l’Agenzia delle Entrate, in assenza di disposizioni che limitano l’erogazione da parte del datore di lavoro dei buoni pasto in favore dei propri dipendenti, ritiene che per tali prestazioni sostitutive del servizio di mensa trovi applicazione il regime di parziale imponibilità previsto dal Tuir, indipendentemente dall’articolazione dell’orario di lavoro e dalle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa.
Pertanto, anche nei confronti dei lavoratori in smart-working, il datore di lavoro non è tenuto a operare la ritenuta a titolo di acconto Irpef sul valore dei buoni pasto fino 4 Euro, se cartacei, ovvero 8 Euro, se elettronici.