La riforma della disciplina brasiliana sui prezzi di trasferimento è un argomento di cui si discute da tempo, in particolare, quando, nel 2017, il Brasile ha presentato una richiesta formale di adesione OCSE. Le norme brasiliane in materia di prezzi di trasferimento sono entrate in vigore nel 1997, con la legge n. 9.430/96.
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In breve, tali norme miravano a prevenire il trasferimento all’estero di profitti imponibili nelle transazioni internazionali (importazione ed esportazione di beni, servizi e diritti) effettuate da entità brasiliane con parti correlate straniere (cioè, entità dello stesso gruppo economico) o con parti aventi sede in giurisdizioni inserite nella lista nera della normativa fiscale brasiliana come paradisi fiscali.
Anche se presumibilmente ispirata al modello delle Linee Guida OCSE, la legislazione brasiliana sui prezzi di trasferimento è stata originariamente strutturata con significative deviazioni rispetto al “principio di libera concorrenza” come applicato in modo coerente dai Paesi membri dell’OCSE.
Dato il contesto specifico dell’amministrazione fiscale brasiliana, le norme introdotte dalla legge n. 9.430/96 hanno storicamente sostenuto un modello incentrato sulla semplicità e sull’efficienza, basato sul cosiddetto “modello dei margini fissi”. In particolare, il sistema brasiliano prevede che nei casi in cui è impossibile o “sconveniente” utilizzare un metodo basato, su parametri di mercato (“metodi di libera concorrenza”), i profitti minimi nelle transazioni transfrontaliere tra parti correlate da assoggettare all’imposta sul reddito si basano sull’applicazione di margini fissi predeterminati dalla legge, sull’ammontare dei costi (metodi “cost plus”) o sull’ammontare delle rivendite (metodi “prezzo di rivendita “). Dunque, la ratio delle norme era quella di determinare la spesa massima deducibile in caso di importazione da parti correlate e il reddito minimo imponibile in caso di esportazione verso parti correlate. Pertanto, finché le transazioni infragruppo rientravano nei limiti stabiliti dalle norme nazionali sui prezzi di trasferimento, non era di fatto necessario alcun adeguamento anche se il prezzo fosse stato diverso da quello applicato nella transazione controllata (i.e., con entità del gruppo).
Il 25 gennaio 2022 l’OCSE ha iniziato il procedimento per la formale ammissione del Brasile tra i Paesi membri e una delle condizioni specificatamente previste dalla c.d. Roadmap “Roadmap for the OECD Accession Process of Brazil” consiste nella necessità di eliminare i fenomeni di doppia imposizione attraverso il riconoscimento del principio di libera concorrenza (come definito dalle Linee guida OCSE) , requisito su cui il Brasile ha risposto attraverso la pubblicazione della Medida Provisória il 28 dicembre 2022.
Con la pubblicazione della Medida Provisória n. 1.152, il Brasile ha introdotto modifiche sostanziali alla propria disciplina dei prezzi di trasferimento migrando verso il c.d “approccio del miglior metodo”. La proposta implementerebbe tutti i metodi TP riconosciuti dall’OCSE, compreso il metodo del margine netto della transazione (TNMM) e il metodo della ripartizione degli utili (PSM). Anche altri metodi sarebbero accettati per casi specifici, come i metodi di valutazione per le transazioni immateriali.
ll nuovo sistema TP coprirebbe tutte le transazioni intercompany, comprese quelle attualmente non coperte dalle regole TP brasiliane, come le royalties e tutti i tipi di transazioni finanziarie. Includerebbe anche una metodologia specifica per i beni immateriali. Questo approccio ampio può essere considerato uno dei cambiamenti più significativi.
Sebbene le nuove regole non si applicheranno fino al 2024, è possibile aderire a tali standard nel 2023.
Ad oggi, i contribuenti brasiliani non hanno familiarità con l’applicazione degli standard OCSE. Pertanto, è importante considerare oltre alla complessità è il numero di modifiche necessarie per la loro attuazione, ma anche i costi aggiuntivi che questi cambiamenti potrebbero rappresentare. Ciò è dovuto alla mancanza di esperienza nell’utilizzo di banche dati o strumenti specializzati considerando che l’accesso ad alcuni di questi può essere piuttosto costoso.
Sebbene i pro e i contro della legislazione brasiliana sui prezzi di trasferimento siano noti e discussi fin dalla sua pubblicazione (nel 1996), l’impegno del Brasile ad aderire all’OCSE ha intensificato il dibattito sulla necessità che il Paese si discosti dal attuale modello per passare a un effettivo modello di libera concorrenza, come auspicato dall’OCSE, con l’obiettivo di evitare che la legislazione brasiliana (se esaminata in una prospettiva globale) provochi situazioni di distorsione dannose per altri Paesi membri.