La Commissione Europea ha presentato, il 18 maggio, un piano d’azione con misure da adottare entro il 2023, il cui obiettivo principale, e certamente più interessante, è quello di creare un codice di regole armonizzate con cui tassare le imprese in Europa.
Con la Comunicazione sulla tassazione delle imprese per il XXI secolo, l’Unione Europea si propone di promuovere (“Comunicazione”) un sistema fiscale robusto, efficiente ed equo, delineando misure sia a breve che a lungo termine per sostenere la ripresa economica del continente e per garantire entrate fiscali armonizzate tra i vari Paesi nei prossimi anni.
Quali sono le proposte lanciate dalla Commissione?
In primo luogo, entro il 2023 la Commissione presenterà un nuovo quadro di riferimento per la tassazione europea che si propone di creare un contesto più favorevole alle imprese nel contesto nel mercato unico. Il quadro di riferimento sarà riassunto nel documento “Business in Europe: Framework for Income Taxation” (denominato anche “BEFIT”), e costituirà una sorta di codice unico della tassazione per le imprese europee consentendo una più equa allocazione dei diritti di imposizione fra Stati membri.
È da segnalare che l’Europa, già nel 2011 con il Presidente José Manuel Barroso, sembrava pronta a introdurre la Common Consolidated Corporate Tax Base (cosiddetta CCCTB), ossia una base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società come tentativo di armonizzazione fiscale per i Paesi europei, e come importante strumento per evitare il dumping fiscale, ovvero la competizione al ribasso tra i 27 sistemi tributari europei. Finora, alcuni stati come l’Irlanda e il Lussemburgo avevano fortemente contrastato e bloccato qualsiasi tentativo di armonizzazione in questi termini, ma con il BEFIT, la Commissione effettua un nuovo passo in questa direzione, abbandonando definitivamente la vecchia proposta per sostituirla con una nuova agenda fiscale “a prova di futuro”, da attuare entro il 2023.
A questo proposito, dunque, la Commissione si occuperà di predisporre una sorta di convenzione multilaterale, da trasporre in due direttive ad hoc, che conterrà, in particolare:
- un primo pilastro, che andrà a riformare come si distribuisce la “competenza impositiva” tra le diverse giurisdizioni sul cui territorio è presente l’attività di un’impresa multinazionale, superando il mero criterio della presenza fisica ormai inadatto in un’economia globale che si muove in gran parte sul mercato digitale (come abbiamo visto anche in altri nostri articoli sul tema);
- un secondo pilastro, che riepilogherà i dettagli circa il livello minimo di tassazione effettiva per i redditi delle imprese europee (global minimum tax).
In secondo luogo, e concentrandosi nel breve e medio termine, la Comunicazione definisce un’agenda fiscale pratica per i prossimi due anni, contenente misure tese a promuovere gli investimenti produttivi e l’imprenditorialità, e a tutelare meglio le entrate nazionali. Tra le misure si segnalano:
- contrastare la crescita delle cd. conduit companies e il ricorso abusivo alle società di comodo, prevedendo nuove misure antielusione;
- sostenere la ripresa delle attività economiche, incoraggiando le imprese a finanziare le attività mediante capitale proprio, anziché ricorrere al debito, tramite incentivi fiscali ad essi collegati;
- incentivare i Paesi dell’Unione alla modifica della normativa circa l’utilizzo delle perdite fiscali.
Sotto quest’ultimo profilo, la Comunicazione invita gli Stati membri ad ampliare le modalità di utilizzo delle perdite fiscali generate negli anni dell’emergenza pandemica, favorendo le compensazioni retroattive di tali asset fiscali con l’imponibile degli esercizi anteriori al 2020, e beneficiando della restituzione delle imposte versate negli esercizi precedenti alla crisi pandemica (anche, e possibilmente, sotto forma di credito di imposta).
Tale misura di compensazione retroattiva (c.d. “carry back”), si alternerebbe al consueto meccanismo di riporto in avanti delle perdite (“carry forward”) che ne consente l’utilizzo in abbattimento di utili futuri, e avrebbe il pregio di fornire liquidità alle imprese nel momento di maggiore necessità, senza dover attendere necessariamente la determinazione di nuovi utili fiscali.
A livello temporale, la Commissione invita gli Stati membri ad aprire al riporto indietro delle perdite fiscali fin da subito, suggerendone lo scomputo per le società che abbiano determinato un risultato imponibile nell’esercizio 2019, con la possibilità di valutarne una estensione per le annualità 2018 e 2017. L’ampliamento della finestra temporale del carry back dovrebbe risultare particolarmente utile per quelle piccole e medie imprese che potrebbero non avere una capienza di imponibile fiscale nella sola annualità 2019.
In conclusione, possiamo sicuramente valutare positivamente il tentativo dell’Europa di compiere progressi decisivi verso una riforma fiscale armonizzata, anche grazie all’impulso proveniente dagli Stati Uniti che hanno di recente aperto ad una minimum tax globale. Terremo monitorata l’evoluzione della proposta avanzata dalla Commissione, sperando che sia finalmente l’occasione per introdurre un sistema fiscale comune per tutti i Paesi dell’Unione.